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Gli architetti per ricostruire il futuro

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Venerdì 23 febbraio, presso Roma Eventi, si è svolta la Conferenza Nazionale degli Ordini, la seconda di preparazione al Congresso Nazionale del prossimo mese di luglio. Ha aperto la serie di interventi il presidente Giuseppe Cappochin che, in uno scenario di cambiamenti globali, ha sottolineato l’importanza della partecipazione degli architetti nel dibattito sul futuro delle città e della qualità della vita dei cittadini. Il CNAPPC ha già messo in campo, attraverso gli incontri territoriali organizzati in “macro aree” d’Italia, numerose tematiche che stanno confluendo in un unico documento. Questo percorso si concluderà a maggio quando, raccolti tutti i contributi, sarà realizzata una proposta di legge per sottoporla all’attenzione della classe politica durante il Congresso Nazionale del Parco della musica di Roma. A stilare il documento, un comitato scientifico, composto da Mario Abis, Nicola Di Battista, Andrea Schippa, Saverio Mecca ed Ezio Miceli. Il CNAPPC - sottolinea Cappochin - mira a rafforzare la voce degli architetti, alimentando un necessario dibattito sulle città del futuro e puntando a migliorare la qualità urbana. Tale prerogativa passa anche dai concorsi di progettazione che, a differenza di quanto fatto finora, devono prevedere necessariamente l’affidamento dei lavori ai vincitori. Il presidente ribadisce, inoltre, la richiesta di avere, al Congresso di luglio, tremila architetti che si facciano portavoce dell’intera categoria, rappresentando cinquanta colleghi ciascuno. Nicola Di Battista, già direttore della prestigiosa rivista Domus, in un excursus storico sui viaggi di letterati e registi, spiega il significato del percorso che il Consiglio Nazionale sta compiendo in tutte le regioni. La sfida di oggi, per chi si occupa di città, è capire le dinamiche di un mondo in cui i tempi dettati dalla innovazione tecnologica sono così rapidi da lasciare tutti “frastornati”. Tuttavia, gli architetti non possono abbandonarsi a una condizione di rassegnazione, subendo il futuro, bensì devono essere “responsabili e determinati”. Oggi in Italia si ignora il debito più importante, quello con il territorio, spiega Di Battista. Bisogna ripartire chiedendosi se “c’è spazio per il pensiero”. Il mestiere dell’architetto, fino al secolo scorso si svolgeva mettendo al centro il bene comune. Negli ultimi anni, invece, “il pensiero è stato sostituito da un algoritmo”. Tuttavia non bisogna chiudersi in sé stessi, convinti che non ci sia più nulla da fare. Dobbiamo invece ripartire da quanto ci appartiene, rinegoziando la nostra appartenenza al Paese, conclude Di Battista. Mario Abis ha invece espresso il suo pensiero sulla situazione socio-culturale del nostro Paese, spiegando come la classe politica di oggi non riesca a “costruire una visione di città”, mancando quel motore che permetterebbe di delineare il futuro dei nostri centri. Mai come in questo periodo l’architetto deve comunicare un modello alternativo che ricostruisca la giusta prospettiva di sviluppo. “Debolezza politica e decadenza culturale” caratterizzano i giorni nostri. In un quadro per nulla confortante, diventa basilare capire cosa sono le città al fine di governarle nel modo corretto. E per fare questo è necessario comprendere le esigenze reali dei cittadini, spiega Abis. Alla Conferenza Nazionale degli Ordini sono state presentate, dai referenti degli Ordini territoriali, i primi incontri di preparazione al Congresso Nazionale, oltre ad essere raccolte ulteriori indicazioni da parte dei consiglieri che hanno preso parte a quest’altro appuntamento di importante confronto.